Visto che nessun partito politico ha candidato Tito Boeri (vedi il mio ultimo post), non volevo dare il mio contributo pubblico per questa tornata elettorale. Probabilmente non sarebbe mancato a nessuno e, molto probabilmente, quelli a cui sarebbe importato, avrebbero comunque votato bene.
Ma poi il senso civico prevale e la voglia di scrivere si affaccia, fra la stanchezza di un'interminabile giornata di lavoro e l'ennesimo piatto spaccato da Arianna (no, non è mia moglie, ma la mia ultima bimba, di 1 anno e mezzo).
Ed è proprio per lei e per Raffaella (la seconda figlia) e per Marica (la prima) che scrivo. Alla fin fine scriviamo per loro, ci impegniamo ed esponiamo per il Futuro, quando il presente ci appare misero e ci sconforta.
Il post che immaginavo di scrivere doveva intitolarsi "Le SS che fanno paura: Salvini e i Social", ispirato ad un bell'articolo di Francesco Piccinelli Casagrande pubblicato su Wired, che vi consiglio di leggere (I segreti della strategia di Matteo Salvini sui social network).
Il mio ipotetico post ve lo risparmio, la sintesi è in un commento che trovate in fondo all'articolo e che vi riporto qui: «Purtroppo la comunicazione politica sui Social Media sta cambiando il modo stesso di fare politica: prima si esprimeva un'idea, usando certe parole, per ottenere consenso; ora si cerca consenso, usando certe parole, che esprimono certe idee. Invertire l'ordine degli addendi, in questo caso, stravolge il risultato.»
Quello che alla fine ho deciso di scrivere oggi e un post di tutt'altro tipo: una riflessione sul principio di competenza e sul significato del termine "responsabilità". Avevo sollevato il tema già nel 2016, in occasione del Referendum Costituzionale del 4 dicembre, miseramente fallito.
Ma lasciate che vi racconti qualcosa della mia passione per la Politica (con la P maiuscola).
Credo che il vero inizio sia stato davvero nella prima infanzia, quando ho capito che un pomeriggio di gioco "alla guerra" con i bambini del vicinato poteva finire in un dignitoso armistizio senza spargimento di sangue (e non sto scherzando, "giocavamo" scagliandoci delle pietre, quindi potete immaginare).
Lì ho imparato il significato di compromesso e trattativa.
Poi la rappresentanza: rappresentate di classe alle Scuole Medie, rappresentate di classe al Liceo, poi rappresentate d'Istituto (stiamo parlando del Liceo Scientifico Luigi Garofano di Capua, quando era ancora tutto da costruire... ma questa è un'altra storia).
Anche membro del direttivo dei Collettivi Studenteschi Riuniti del Casertano.
Lì ho dimenticato l'arte del compromesso e ho preso una deriva ideologica. Piuttosto normale a quell'età, ma poi sono guarito.
All'Università di Pisa, rappresentate di Corso di Studi, rappresentate nel Consiglio di Facoltà di Ingegneria, rappresentante nel Consiglio degli Studenti a livello di Ateneo, rappresentate nella Consulta Comunale, membro della Consulta Provinciale e, soprattutto, rappresentate degli studenti nel Senato Accademico, per la Lista Sinistra Per.
Lì ho imparato un nuovo significato del termine "Politica". Che è essenzialmente sacrificio e servizio. E capacità di essere propositivi e costruttivi, nonostante il pessimo esempio degli adulti (leggi pure "baroni" se ti va).
Sempre a Pisa, presi la mia prima tessera di partito: DS, Democratici di Sinistra, sezione Università e Ricerca. Grandi menti, belle riunioni, occasioni di confronto e crescita.
Poi Trento, di nuovo qualche nostalgica deriva ideologica, e la voglia di costruire qualcosa di bello: il Partito Democratico. Non tutti sanno che in Trentino arrivò in ritardo rispetto al resto del territorio nazionale, grazie ad un'associazione, cui mi iscrissi con entusiasmo.
Poi finalmente tessera PD, semplice elettore, poi membro del direttivo del Circolo PD San Giuseppe - Santa Chiara.
Da anni non ho più una tessera ad un partito, per disaffezione (e stanchezza, suppongo). Ma mi impegno su progetti concreti, come quello di diffondere la teoria della Liquidità Distribuita. E, di tanto in tanto, provo a scrivere le mie idee su questo blog, convinto che la condivisione possa far crescere non solo la rabbia (quella su cui poggia il consenso del Salvini di turno), ma anche la CONSAPEVOLEZZA che porta alla piena assunzione della responsabilità della proprie scelte (politiche, in questo caso).
Ecco, questa in breve è la mia storia politica, dai 5 ai 35 anni.
E il mio voto vale come quello di chi non conosce la complessità dell'amministrare, del rappresentare, del FARE.
Sono queste persone "non competenti" che decidono le elezioni; insieme all'Elettore Medio, un essere che il mio professore di Economia Politica a Trento descriveva come una specie di mostro acefalo. Ma che tutti i partiti corteggiano con proposte indecenti, poiché non possono farne a meno.
La cosa assurda è che nemmeno loro (gli elettori medi e "i non competenti") saranno contenti, quando tutto andrà a rotoli.
Ecco, volevo dire a te, lettore casuale o intenzionale, vota responsabilmente. E se hai un briciolo di umiltà e sai di non sapere nulla di Politica, fidati di chi la fa da trent'anni, solo per spirito di servizio e con grande sacrifico, senza aver mai tratto alcun beneficio da tale impegno (solo bastonate, per la verità).
Questo UNO ti dice vota PD. E saremo in DUE.