Ieri sera sono andato a San Giovanni Valdarno per seguire una lectio di Massimo Cacciari sul tema Il Potere Che Frena (titolo di un suo libro), ospitata nella bella Pieve di San Giovanni Battista.
Premetto che non sono mai stato un fan di Cacciari, ed anzi come politico non mi è mai andato molto a genio. Però devo dire che come filosofo e oratore è estremamente lucido e in grado di trasferire concetti alti ad un pubblico di non addetti ai lavori.
La tesi del suo libro, che parte dall'analisi di testi sacri e autori cristiani, è che il Potere Politico, Potestas, non può mai andare d'accordo con il Potere Religioso, Auctoritas, in una civiltà basata sulla dottrina cristiana (dimenticate "la moneta di Cesare", ve l'hanno sempre spiegata male). L'uno ambisce da sempre a sconfinare nel campo dell'altro. Il "sano conflitto" tra i due poteri sarebbe anzi alle fondamenta della cultura europea.
Purtroppo l'Europa pare stia perdendo questo valore e sempre più si chiede ai politici di occuparsi solo di amministrazione e ai sacerdoti solo di morale.
In chiusura della lectio gli ho chiesto se l'affievolirsi della dialettica tra i due poteri non sia un sintomo di un buio culturale che stiamo affrontando come continente (citando Notte della cultura europea di Giuseppe Maria Zanghì) e cosa questo buio può insegnare agli altri popoli.
Non ha centrato la risposta, perché mi ha detto che noi europei dovremmo insegnare il valore del confronto con l'altro (cosa che non stiamo facendo, rispondendo ad esempio con i muri alle ondate di migranti).
E su questo non ci piove. Ma io intendevo capire se la mancanza di dialettica fra Potestas e Auctoritas, la crisi economica, il materialismo esasperato, l'infelicità diffusa, "il buio stesso" della nostra malata Europa può essere di insegnamento.
La domanda è rimasta e rimane per me senza una risposta.
Ma vorrei chiudere con una parentesi di attualità: mi sembra che Renzi abbia gestito benissimo il "sano" dissenso della Chiesa sulle unioni civili di questi giorni. Si tratta di una dialettica che fa bene alla democrazia e lui non l'ha criticata, ma gestita, direi "contenuta", come la figura del "katechon" (di cui parla Cacciari nel suo libro) fa e deve fare.