[Segue da Cap. 24]
Ieri è caduta sulla città, copiosa, la neve.
Trento si è svegliata sotto un manto bianco che è diventato sempre più spesso nel corso della giornata.
La conseguenza immediata è stata che, per andare a prendere Marica all'asilo nido, ci ho messo il triplo del tempo che impiego abitualmente.
Tutte le strade, nonostante l'efficienza trentina dei servizi di pulizia, erano coperte di neve; le macchine andavano pianissimo per evitare di perdere aderenza e il contesto urbano appariva estremamente silenzioso e lento. In tutta onestà, l'ho trovato molto piacevole.
Ecco, pensavo, mentre andavo a 5 km all'ora in macchina, basta un banale evento naturale per farci fermare, o, almeno, rallentare.
E grazie alla lentezza scoprire cose cui prima non riuscivamo a prestare attenzione, come un particolare scorcio di paesaggio, o la poesia del silenzio. Emozioni (importanti davvero per la nostra sopravvivenza, vedi Cap. 24) che solo una nevicata può farci provare.
Di solito, invece, siamo presi nel vortice dei nostri ritmi e l'unica possibilità che vediamo per "sopravvivere" è correre, correre, correre.
A bene pensarci, quindi, se uno qualsiasi degli eventi catastrofici di cui abbiamo parlato dovesse avvenire, e riuscisse a riportare l'uomo a ritmi più sostenibili, forse non sarebbe un problema così insormontabile.
Certo, se una tempesta solare distruggesse tutti i nostri dispositivi elettronici, non potremmo usare il cellulare, il lettore Mp3, la televisione, il computer... Ma sarebbe davvero così catastrofico??
È davvero così terribile incontrare di persona un amico, ascoltare un concerto dal vivo, assistere ad una rappresentazione teatrale, o riprendere a sfogliare una libro?
Se in una giornata fossimo costretti a fare un terzo delle cose che facciamo adesso, perché il contesto post-catastrofico ci imporrebbe ritmi molto più lenti, sarebbe una perdita o un guadagno?
La Fine del Mondo ci impone una riflessione...
[Continua ...]