Ho lasciato a ciascuno una lanterna cinese e una lettera (che riporto di seguito). Loro mi hanno "steso" con due post sul Blogfolio di Archimede:
Trento, 28 settembre 2012
Quando a sedici anni feci un corso di vela alla Maddalena, imparai un saluto marinaresco denso di significato: “Buon Vento”.
Era un saluto cordiale, che ci scambiavamo, fra i partecipanti al corso, ogni mattina, prima di salire sulle nostre derive e prendere il largo.
Era un saluto che verso la fine del corso iniziammo a scambiarci a prescindere dal fatto che stessimo per salire o meno su una barca a vela. Iniziò a sostituire via via tutte le frasi di commiato nelle lettere e e-mail scambiate dopo il corso, tutti i vari ciao, addio, in bocca al lupo, a presto, ti auguro il meglio, buona fortuna per tutto, take care, see you, ecc.. Era praticamente diventata l’unica forma di saluto usata da chi aveva preso parte a quel corso estivo. Perché?
Per diverse ragioni, per la maggior parte inconsce. La prima è che è indubbiamente più poetico e meno banale di un ciao, a presto e perfino di un addio; a sedici anni, poi, faceva anche figo; infine, ci ricordava l’esperienza vissuta insieme. Ma c’era dell’altro. E c’è dell’altro se a distanza di tanto tempo lo ricordo ancora così nitidamente. Era l’unico vero saluto in grado di descrivere il nostro stato d’animo.
Perché chi va per mare sa che non esiste la sola fortuna, come non esiste il solo coraggio o la sola bravura nella navigazione. La riuscita di un viaggio in mare è il risultato di tanti fattori; alcuni dipendenti da noi, altri no. Bisogna certamente sapere quando cazzare la randa o lascare il fiocco, ma se c’è un vento impetuoso rischi di scuffiare lo stesso, così come se c’è bonaccia non vai da nessuna parte.
Il “Buon Vento” sintetizza quindi questa consapevolezza: ti auguro che tutti i fattori da te non dipendenti, siano a te favorevoli. Ma non in maniera deterministica, non nel senso “ti auguro un vento forte e constante in poppa, che ti porti dove voi arrivare”. Un buon vento è buono anche se tira dalla parte sbagliata, ma magari ti fa scoprire nuovi lidi, ti porta a nuove avventure nelle quali non ti saresti imbattuto altrimenti.
E nello stesso tempo ha implicito un concetto: esci dal porto e dispiega le vele, solo così potrai veleggiare verso nuovi lidi, sospinto dal buon vento.
Ecco, questo è l’augurio che mi sento di fare ad Archimede e ad ognuno di voi. Che possiate arrivare lontano, sospinti da un vento favorevole.
Vi lascio, a suggello di questo augurio, una lanterna cinese, che metaforicamente sintetizza bene i concetti di sopra: ha bisogno di un vento favorevole per volare lontano, ma deve anche trovare dentro di sé l’energia per alzarsi in volo.
Buon Vento!