L'incontro era stato organizzato da Habitech, società con la quale collaboro in qualità di Project Manager per la realizzazione dei portali odatech.it e greenmap.it (quest'ultimo ancora in fase di realizzazione).
Mi ero quindi recato più per conoscenza dell'ente curatore che per la curiosità di ascoltare l'ospite relatore.
Ma è stata una piacevole sorpresa scoprire questo quasi ottantenne economista cileno che va in giro per il mondo difendendo un valore fondamentale: "Assolutamente, in nessuna circostanza, un processo o un interesse economico può prevalere sul rispetto per la vita".
E da oltre vent'anni sostiene la necessità di attuare un modello di sviluppo basato su tale valore e su 5 semplici postulati (frutto della sua teoria economica transdisciplinare "Human Scale Development"):
- L’economia esiste per servire le persone, e non le persone per servire l’economia.
- Lo sviluppo riguarda le persone, non gli oggetti.
- La crescita non è la stessa cosa dello sviluppo e lo sviluppo non necessariamente ha bisogno di crescita.
- Nessuna economia è possibile in assenza dei servizi forniti dagli ecosistemi.
- L’economia è un sottosistema di un sistema più grande e finito, la biosfera, per cui una crescita permanente è impossibile.
Sentivo allora parlare per la prima volta di Decrescita, Bioeconomia, Human Development Index e tanti altri concetti che negli anni successivi di studi economici non ha mai più incontrato.
Mentre li studiavo e ne discutevo con gli amici di ISF sembrava quasi che fossero lì lì per essere al centro del dibattito internazionale e della scena politica italiana. Ma dopo più di un lustro siamo ancora assillati da concetti obsoleti come PIL, inflazione e crescita economica.
Sentire Manfred Max-Neef è stata quindi una nuova iniezione di fiducia, un modo di ricordarmi che si possono creare le condizioni per una felicità umana diffusa e condivisa, che però nulla ha che vedere con la crescita economica a tutti i costi.
Pensando poi al tema centrale di questa sesta edizione del Festival dell'Economia, cioè "I confini della libertà economica", mi sorgeva spontanea una sintesi dei tanti concetti ascoltati nelle varie conferenze:
La libertà economica del singolo finisce lì dove si rischiano di compromettere i bisogni essenziali e la dignità del prossimo.
Sembra banale, ma la sua traduzione nella realtà resta oggigiorno disattesa. Vorrebbe infatti dire: "la tua libertà di acquistare un future lungo sul prezzo del grano a 5 anni finisce lì dove tale azione rischia di affamare anche un solo individuo in un qualsiasi paese del mondo". E, per quanto assurdo sembri, la speculazione finanziaria, in nome della libertà economica sancita del capitalismo, mortifica quotidianamente il valore fondamentale propugnato da Max-Neef.