Quando, quattro anni fa, appresi della vicenda, scrissi una canzone di getto, con un sentimento confuso di tristezza e gratitudine per quegli operai. Era una canzone senza un reale intento autobiografico, in cui immaginavo un giovane della buona borghesia che vedeva il lavoro dell'operaio come un gesto d'amore per la società, un modo di donarsi al prossimo, scegliendo di essere l'ultimo, umile, ma essenziale "ingranaggio del sistema".
Per evitare di perdere quelle emozioni estemporanee, feci una registrazione con mezzi di fortuna, approfittando della presenza di mio fratello a Trento (che canta e suona molto meglio di me) e ne lasciai traccia in un post su questo blog.
Oggi che la nuova sentenza giudiziaria ha riaperto la ferita, ho pensato di riprendere quella registrazione e farne un video, per diffonderlo su YouTube ed altri canali web; nella convinzione che un singolo pensiero "condiviso" sia più rivoluzionario di qualsiasi sistema filosofico rimasto negli angoli solitari della mente di chi l'ha partorito.