L'informazione del terzo millennio è un'informazione che corre ad una velocità inimmaginabile appena mezzo secolo fa.
Corre, si diffonde, rimbalza, permane.
Può così capitare che leggendo il numero di agosto 2010 di Wired, rivista che parla di internet, nuovi media e innovazione tecnologica, capiti di trovare una frase già letta. Nel mio caso, addirittura, scritta da me.
Si è trattato infatti di una frase scritta sul profilo di Twitter collegato al blog Whole World Trip. La frase si è perfino guadagnata una posizione di rilievo, in apertura del magazine, a pagina 15.
Il che mi ha fatto piacere, ma nello stesso tempo mi ha fatto riflettere sul potere di diffusione dei nuovi canali web (e dei Social Network in particolare).
Dopo aver riflettuto, a mo' d'esercizio di "psicomagia", ho cancellata il tweet (come si chiama in gergo) dalla mia bacheca, quasi a rivendicarne una paternità negata dal canale stesso, il web, che diffonde e rende raggiungibile da chiunque qualsiasi contenuto.
Ma quel tardivo "elimina" era vano. Quel pensiero era addirittura su carta stampata e, molto probabilmente, sarebbe sopravvissuto a questo blog (e al suo editore).
Ed è questa la riflessione ultima che mi veniva da fare: l'informazione del terzo millennio permane.
È molto meno volatile di quel che si pensa, grazie soprattutto alla sua rapida diffusione su più canali e diversi supporti. Permane in un archivio di email, in un post su un blog, permane in commento su un Social Network, in una pagina di una rivista. Permane perfino nell'indicizzazione di un motore di ricerca (nonostante Google Caffeine!).
Questo concetto mi era noto, poiché lavoro sul web quotidianamente, ma mai prima mi era capitato di "viverlo", cioè di capirlo fino in fondo.
In conclusione, la frase che parlava di #Wired l'ho riscritta, per sancire definitivamente che non mi apparteneva più. Era del web, era di tutti.