Tanto tempo fa avevo scritto una specie di poesia per la mia fidanzata. L'avevo anche scritta, anni dopo, su questo blog (era gennaio del 2008).
La riporto di seguito:
Partiremo un giorno in due...Partiremo un giorno d’autunno,perché sono i turisti che partono d'estate. Partiremo d’autunno perché non abbiamo paura di andare incontro all'inverno. E partiremo di mattina presto, per mettere, durante il primo giorno di viaggio, quanta più distanza è possibile tra noie la nostra casa; così che, a sera, non ci venga in mente di tornare indietro. Partiremo in due. Due amici, due amanti, due nemici, due complici, due pellegrini, due fuggitivi. Due di due concetti, di due cuori, di due opposte sensibilità, due di due idee, ritrovate una volta in un libro, poi dimenticate. Partiremo perché è ora, non perché dobbiamo. Partiremo perché vogliamo, non perché è tardi. E, soprattutto, partiremo per non arrivare, perché in fondo non ci è mai interessato; perché la vita ci ha insegnato che è la strada che fa il pellegrino, non la meta.
Rileggendola oggi, mi sembra quanto mai "profetica". Per tanti aspetti, non ultima la metaforica partenza autunnale.
È in un giorno d'autunno, infatti, che ho deciso di sposarmi. Oggi, per la precisione.
Ebbene sì, nel preciso momento in cui sarà pubblicato questo post, sarò in chiesa a legare ufficialmente la mia meta a quella della mia compagna di viaggio, Maria Giovanna.
Ho postdatato la pubblicazione di questo post perché, in fondo, in questo blog, raramente ho anticipato gli eventi; semmai ne ho dato un resoconto.
Anticipare è un inseguire una realtà sfuggente.
Raccontare fatti al passato è un nostalgico esercizio letterario.
Ci resta il presente, ed è tutta lì che dobbiamo concentrare la nostra attenzione.
Il viaggio prosegue. In due.