Ieri sono andato a sentire Alejandro Jodorowsky al Teatro Tenda di Pergine Valsugana. L’altro ieri ho fatto una riunione con la “corrente” interna al PD trentino, che fa riferimento a due candidati che ho supportato nelle ultime elezioni provinciali, per discutere dell’imminente iter precongressuale del Partito. Cosa hanno in comune Jodorowsky e la riunione politica?? Il surrealismo! Ma mentre per il primo si tratta di una scelta artistico-letteraria, nel secondo caso il termine si riferisce al totale distacco dalla realtà, alla distanza abissale tra i dati frutto di analisi e la conseguente programmazione politica.
Per farla breve, lunedì ho provato un profondo sconforto nel constatare che il PD non è “nuovo”, non è pronto alla sfide di oggi (né tanto meno a quelle di domani), non è democratico, non è in grado di recepire le richieste della base, non si rende nemmeno conto che la realtà è diversa da quella che dipingono i molteplici leader o presunti tali che da decenni vivono di poltrone.
Durante la riunione ho preso la parola per esprimere il mio rammarico nel constatare che i candidati alla segreteria del Partito erano i soliti politicanti incapaci (sì, diciamocelo, incapaci) e che non potevano garantire nessun futuro al PD. Ho provocatoriamente detto che avrei preferito la candidatura di Beppe Grillo, pur di avere uno slancio di rinnovamento interno, una spinta idealista che ormai latita all’interno dei palazzi del potere. Mi hanno avanzato obiezioni che in un altro contesto avrei bollato come "di destra". “Grillo è un comico, snaturerebbe il PD che con tanta fatica abbiamo costruito” Ma non credete che, se Grillo ottiene un buon risultato, è perché il popolo del PD sta cambiando, e che forse vuole dire ai vari Franceschini/Bersani/D’Alema/Fassino/Veltroni/Bindi/Marino che la smettessero di fare gli intrallazzoni e iniziassero ad essere movimentisti ed idealisti?! “Grillo non crede negli ideali del PD, quindi non va ammesso” Ma scusate, quando uno si iscrive dichiara di accettarli, e se non li rispetta lo si può sempre espellere! Non si può precludere un’iscrizione ad un Partito sulla base di una presunta “colpevolezza ideologica”!!! “E se poi vince davvero?” Ma buon Dio, se vince è perché è stato democraticamente eletto dagli iscritti del PD!!! Forse ai nostri dirigenti di Partito fa paura vedere quanto dissenso interno convergerebbe sulla candidatura di Grillo??? La verità è che si ha paura del confronto democratico. Sì, il Partito Democratico non è democratico; si chiude, perché ha paura che la sua base mandi un segnale forte alla dirigenza vecchia e logorata dal potere. Non accettare la candidatura di Grillo è una vergogna, e vorrei strappare la tessera solo per questo. Se poi ai commenti sprezzanti dei candidati alla segreteria del PD aggiungiamo quello che dicono le dirigenze territoriali del Partito, c’è da rimanere ancora di più amareggiati. Nell’incontro di lunedì si è dato per scontato che il candidato da appoggiare fosse Bersani. Prima ancora di iniziare un dibattito. Forse perché la Bindi, a cui fanno riferimento alcuni del nostro gruppo, si è già schierata con lui?? Ma come si può scegliere se ancora non ci sono piattaforme programmatiche? La logica sembra essere quella che il singolo iscritto si affidi all’indicazione della sua “correntuccia” territoriale, la quale fa riferimento ad una corrente di un qualche leader nazionale, il quale si inserisce nel “correntone” più conveniente. E quando sarà il momento di parlare di contenuti?? Quando esistevano ancora i DS (che comunque mi mancano), ho potuto vedere questi modi chiusi, serrati, di prendere le decisioni interne. Mi ricordo diversi anni fa, quando la sezione che frequentavo votò quasi unanimemente la “mozione Fassino”. A me piaceva quella di Mussi e non capivo come mai non trovasse consensi. Ero uno sciocco; credevo che si trattasse di contenuti. Il voto di un iscritto è un voto pilotato, ingessato, forse addirittura “obbligato” dalla catena di vassallaggio che negli anni si è consolidata.
I veri leader non hanno bisogno di queste logiche per far valere la propria linea. Ma purtroppo la Sinistra non ha leader degni di questo nome ormai dalla morte di Enrico Berlinguer. E il motivo è che c’è un caporalato (se volete, estendete pure il significato di questo termine) che si fa lotte intestine e non accetta mai di essere deposto (vi consiglio, a tal riguardo, il libro di Alessandra Sardoni, “Il fantasma del leader”).
Ma entriamo nel merito delle candidature; crediamo davvero che quei signori valgano qualcosa? Per una volta cerchiamo di abbandonare la logica del “voto il meno peggio”, proviamo a pensare ad un candidato ideale che ci piaccia davvero, che ci entusiasmi, che ci renda contenti del voto che esprimiamo. Credete che Bersani, Franceschini o Marino rispondano a questa esigenza? Circa Bersani, tanto per fare un esempio, solo chi non capisce nulla di economia può dire che le liberalizzazioni sono state un successo. Sì, mi si dirà che almeno sono qualcosa. Ma per una volta cerchiamo di non fare il discorso da uomini di sinistra che devono difendere l’operato dei politici che hanno votato. Il risultato è che dovremmo ammettere che Bersani ha fatto un centesimo di quello che doveva fare, e che il mercato ha già vanificato il 90% dei sui provvedimenti. Era meglio statalizzare, a questo punto. E se penso a chi lo appoggia mi vengono i brividi: Baffetto (D’Alema), che non ha la stoffa di leader di Baffone (Stalin), ma sola la cattiveria e la tendenza al complotto, lo appoggia; e sarebbe anche solo questo un motivo per starne alla larga. Pensiamo a Franceschini; solo chi non ha in mente l’importanza di un Segretario forte e capace può pensare che Franceschini sia in grado di guidare il Partito verso una prospettiva di governo. Senza contare che, in quanto braccio destro di Veltroni ha delle responsabilità oggettive circa i fallimenti elettorali del PD. Provo disistima perfino per la Serracchiani, che si è fatta mettere da parte per accontentare i suoi superiori (appoggia Franceschini). Il Nuovo non deve aver paura di rompere con il Passato, altrimenti è anch’esso parte di quel sistema. E la sua non candidatura è la prova che andare contro la dirigenza vecchia e logora necessita di una buona dose di coraggio. Ma cosa possiamo sperare, se il meglio che la politica italiana può offrirci è questo?! Ricordando Jodorowsky: Non so dove vado, ma so con chi vado. Non so dove sono, ma so che sono in me. Non so che cosa sia Dio, ma Dio sa che cosa sono. Non so che cosa sia il mondo, ma so che è mio. Non so quanto valgo, ma so non fare paragoni. Non so cosa sia l'amore, ma so che godo della sua presenza. Non posso evitare i colpi, ma so come sopportarli. Non posso negare la violenza, ma posso negare la crudeltà. Non posso cambiare il mondo, ma posso cambiare me stesso. Non so che cosa faccio, ma so che sono fatto da ciò che faccio. Non so chi sono, ma so che non sono colui che non sa. Mi aggrappo alla terzultima frase… e, nella consapevolezza di non poter cambiare il mondo, continuo a lavorare su me stesso.