Ritorno a parlare del Tempo, perché mi era sfuggita una perla di saggezza dell'ormai noto filosofo contemporaneo Francesco Veltre.
Una notte, d'estate, io e Ciccio eravamo seduti fuori uno squallido motel ad Oklahoma City, sorseggiando una birra presa poco prima in uno di quei negozietti aperti 24 ore su 24, la cui vacazione sociale è creare americani felici (perché ubriachi).
Si era ormai quasi al termine del nostro lungo viaggio per gli Stati Uniti ed era tempo di immalinconirsi. Riflettevo sulle nostre diverse esistenze, così mutate nel giro di pochi anni.
Ad un certo punto, volendo come trovare un inizio dei nostri cambiamenti più significativi, quelli che ci avevano reso dei viaggiatori sognatori, quelli che ci avevano allontanati ormai da molto tempo dai nostri paesi di origine, mi girai verso Ciccio e gli chiesi: "Quand'è che siamo diventati quello che siamo diventati?"
Con qualche secondo di esitazione, continuando a fissare le luci della città, il Saggio mi rispose: "In questo momento".
Eraclito, più di duemila anni fa, diceva che non ci si bagna mai due volte nella stessa acqua di un fiume.
Ogni nostro istante non è mai uguale all’altro e noi non siamo mai gli stessi da un istante all’altro, da un tempo all’altro. Tutto cambia dentro e fuori di noi, anche se non sempre riusciamo a percepire questo continuo cambiamento.
La portata di questo concetto mi colpì come un cazzotto in pieno volto quando Ciccio mi diede quella lapidaria risposta.
Il vento ha spogliato il piccolo albero di ciliegio che ho sul balcone di casa. Poche settimane fa, era ancora verde; e solo ieri aveva ancora tutte le foglie, seppure ingiallite.
E' un sabato di solitudine e mi andava di scrivere. Fuori è freddo, e non voglio uscire; è brutto tempo.