Mi sono giunti feedback contrastanti sull'ultimo capitolo della saga End of the World Economy.
C'è chi ha scritto che la frase finale («E quindi, che senso ha prepararsi alla Fine del Mondo??») metterebbe in discussione il progetto stesso di scrivere un manuale di Economia della Fine del Mondo.
E chi mi ha detto di aver apprezzato la riflessione, ma di essersi sentito un po' preso in giro per aver letto i post, fino a ieri, con lo spirito di un millenarista convinto.
Il punto è che, fin dall'inizio, lo scopo dichiarato di questi post è sempre stato quello di fare una lunga, profonda e condivisa riflessione. E non c'è processo conoscitivo che funzioni di più di quello dell'esperienza diretta. Dell'illuminazione, per usare un termine Zen.
Illuminazione che solo attraverso il superamento della logica può avvenire. Per questo il metodo "ermeneutico" che sto provando ad usare passa attraverso percorsi tortuosi, fatti di domande retoriche e affermazioni dubbiose, le une in contraddizione con le altre. Ma anche le une a supporto delle altre. Postulati che reggono ipotesi, ipotesi che smontano teoremi. Il tutto per fare un salto, e abbracciare l'esperienza diretta della verità.
Ma non voglio "sporcare" con un approccio razionale il percorso. Proverò invece a raccontarvi un koan.
Ho già avuto modo di scrivere su questo blog di Zen e di koan, e di quanto l'approccio buddista alla comprensione della realtà mi affascini.
Ricorrerò quindi ad un koan per proseguire il nostro viaggio, una di quelle storielle che i saggi Zen raccontano ai loro discepoli, il cui scopo ultimo non è trovare una morale, ma porre la mente di fronte ad vuoto interpretativo di fronte al quale, se lo stato di meditazione è profondo, si riescono a "vivere" delle verità.
Il koan della strada
Un ricco mercante ed il suo aiutante erano in viaggio, per affari, verso un'importante città del Giappone. Nubi fitte li accompagnavano da giorni, dando alla strada da fare un peso e una malinconia che li aveva subito resi di cattivo umore.Il mercante cercava ogni pretesto per criticare l'aiutante, ricordando sue colpe in alcuni affari andati male, e il secondo non perdeva occasione per autocommiserarsi e borbottare, fra sé e sé, di questa o quella negligenza del mercante nella gestione dei suoi aiutanti.
Di vessazione in vessazione e borbottio in borbottio, erano quasi arrivati alle porte della città, quando una forte esplosione di fuoco e polvere e detriti li avvolse, spazzando via ogni singolo brandello di carne.
Un monaco poeta, dall'alto di una collina che dominava la città di Hiroshima, vide l'enorme nube di polvere e detriti alzarsi alta nel cielo. E mentre un forte vento caldo lo investiva, ebbe appena il tempo di sussurrare un haiku imparato da bambino:
È il vento della primavera
Dicono il padrone e il servo
Facciamo la strada insieme
[Continua ...]